Cassazione penale Sez. I sentenza n. 23800 del 21 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23800PEN

Massima

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Il linguaggio volgare e offensivo utilizzato da un superiore gerarchico nei confronti di un inferiore durante il servizio, pur se finalizzato a sollecitare e redarguire la scarsa professionalità del sottoposto, può integrare il reato di ingiuria qualora travalichi il legittimo esercizio dello ius corrigendi e si rivolga in modo concreto ad aggredire la personalità morale della parte lesa. In tali casi, la valutazione della sussistenza del dolo di ingiuria e della gravità delle espressioni utilizzate rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione in ordine all'attendibilità delle prove testimoniali e alla qualificazione giuridica dei fatti è incensurabile in sede di legittimità, salvo vizi logici o giuridici. Inoltre, la determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui all'art. 133 c.p., rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - rel. Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) VI. GI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 157/2008 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA, del 15/09/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 23/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. UMBERTO ZAMPETTI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GENTILE F., P.G. militare, che ha concluso per l'annullamento parziale.

udito il difensore avv. B…

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