Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il concorso eventuale di un terzo nel delitto di corruzione, reato a concorso necessario ed a struttura bilaterale, richiede la rigorosa dimostrazione della sua rilevanza causale, che può estrinsecarsi nelle più varie forme: quella dell'apporto diretto del terzo nella materialità del fatto, della determinazione a delinquere, del rafforzamento o consolidamento dell'intento criminoso di chi ha già operato la scelta delinquenziale, o dell'ampliamento o modifica dei termini dell'accordo corruttivo già raggiunto. La mera circostanza che il terzo abbia beneficiato dell'esito favorevole del procedimento non è sufficiente a fondare la sua responsabilità per concorso nella corruzione, essendo necessario accertare la sua consapevolezza e volontà di contribuire, con il proprio comportamento, al raggiungimento dello scopo illecito perseguito dagli altri correi, al momento in cui la condotta di agevolazione viene posta in essere. Inoltre, ai fini della configurabilità del reato di falso ideologico in capo al consulente del Pubblico Ministero, è necessario che la falsità non riguardi esclusivamente il momento "valutativo" della sua attività, ancorato a parametri "opinabili", ma sia frutto di consapevole rappresentazione falsa del processo descrittivo dei presupposti fattuali ai quali consegue la valutazione, non essendo sufficiente la mera omissione di accertamenti propedeutici che la qualifica professionale gli imponeva di compiere.