Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 1193 del 9 dicembre 1989

ECLI:IT:CASS:1989:1193PEN

Massima

Massima ufficiale
- in tema di impugnazioni, a seguito di sentenza della corte costituzionale 8-28 luglio 1988 n. 922, con la quale fu dichiarata la parziale illegittimità dell'articolo 399 del (cessato) codice di procedura penale, nella parte in cui non consente (consentiva) l'appello avverso la sentenza del pretore che applica un decreto di amnistia, per tale causa dichiarando estinto il reato, il mezzo esperibile, nella fattispecie de qua, è quello dell'appello. Pertanto, ove avverso una tale sentenza pretorile sia stato proposto ricorso per cassazione, prima del 24 ottobre 1989, la corte suprema risulta priva di legittimazione funzionale non essendo, al momento in cui l'impugnazione venne proposta, consentito il ricorso per saltum, ammesso dal nuovo codice di rito penale con disposizione di immediata applicazione (con gli effetti di cui agli articoli 569 n. cod. proc. pen. e 255 disposizioni di attuazione, di coordinamento e transitorie (D.P.R. 28 luglio 1989, n. 271), dovendosi, in subiecta materia, applicare il principio generale del tempus regit actum. ne consegue che, essendo l'individuazione del mezzo di impugnazione, ex artt. 190, comma primo, e 586 comma primo, rispettivamente, del cessato e dell'ora vigente codice di procedura penale, rimessa alla legge e non già ad libitum del ricorrente, la sua inesatta individuazione porta alla declaratoria di inammissibilità del mezzo erroneamente proposto.(Fattispecie di ricorso per cassazione (proposto coevamente ad appello al competente giudice istruttore) avverso sentenza pretorile dichiarante l'estinzione del reato per sopravvenuta amnistia).

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