Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12438 del 17 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:12438PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni, tenga condotte non imparziali e non rispettose dei criteri di trasparenza e correttezza, travalicando i limiti del diritto di critica, può essere ritenuto responsabile del reato di diffamazione, anche qualora le sue comunicazioni ufficiali siano indirizzate a più soggetti istituzionali. In tali casi, la valutazione del contenuto diffamatorio non può essere esclusa per il solo fatto che la comunicazione sia formalmente indirizzata a un singolo destinatario, essendo sufficiente che essa sia trasmessa attraverso canali ufficiali e possa, pertanto, raggiungere un numero indeterminato di persone. Inoltre, la condanna al risarcimento del danno in sede civile può essere pronunciata anche quando il reato sia estinto per prescrizione al momento della pronuncia di primo grado, purché la condanna penale di primo grado sia intervenuta prima della prescrizione. In tali ipotesi, il divieto di reformatio in peius non impedisce al giudice di appello di confermare le statuizioni civili.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. BRUNO Paolo A. - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Brescia del 20 febbraio 2012;

visto il ricorso, gli atti e la sentenza impugnata;

udita la relazione del consigliere dr. Paolo Antonio BRUNO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. D'ANGELO Giovanni, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

sentito l'avv. (OMISSIS), difensore della parte civile, che ha chiesto la conferma della sen…

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