Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile da attività turistico-ricettiva a residenziale, anche in assenza di opere edilizie, costituisce una variazione rilevante ai sensi dell'art. 23-ter, comma 1, del d.p.r. n. 380/2001, non rientrante nell'ambito applicativo dell'art. 22 del medesimo decreto in tema di interventi subordinati a SCIA. Pertanto, l'Amministrazione comunale è legittimata a inibire tale mutamento di destinazione d'uso, in quanto determinante "carichi urbanistici non equivalenti" rispetto alla previsione urbanistica vigente, che consente solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché di ristrutturazione edilizia, nel mantenimento delle destinazioni d'uso in atto alla data di adozione del Piano Regolatore Generale. Il giudice amministrativo, nel valutare la legittimità del provvedimento inibitorio adottato dall'Amministrazione, deve verificare la conformità del mutamento di destinazione d'uso proposto con la disciplina urbanistica applicabile, senza poter sindacare la scelta discrezionale dell'Amministrazione di non consentire deroghe o temperamenti a tutela della sostenibilità economica dell'uso imposto, trattandosi di valutazioni rientranti nell'esclusiva sfera di competenza dell'Ente locale.