La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: Il concorso di persone nel reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall'agevolazione di un'associazione di tipo mafioso sussiste quando il contributo del concorrente, pur non essendo quello di esecutore materiale, si sia concretizzato in condotte consapevoli e volontarie di supporto e rafforzamento del proposito criminoso, quali il mettere in contatto i principali artefici dell'organizzazione del piano delittuoso, lo svolgere compiti specifici e non secondari finalizzati alla realizzazione dell'omicidio, l'avere un interesse concreto all'eliminazione della vittima. Tuttavia, l'aggravante comune dei motivi abietti non può essere riconosciuta quando il motivo che ha spinto il concorrente a partecipare all'omicidio, pur essendo riprovevole, si risolve interamente nell'agevolazione dell'attività dell'associazione mafiosa, senza presentare un quid pluris di particolare perversità e bassezza d'animo.