Il Comune, nell'esercizio della propria potestà pianificatoria in materia commerciale, può legittimamente introdurre limitazioni all'insediamento di medie e grandi strutture di vendita nel centro storico, al fine di tutelare l'ambiente urbano, il paesaggio e il patrimonio culturale, in attuazione dei principi di cui agli artt. 41 e 42 Cost. e nel rispetto della normativa statale e regionale di settore. Tali limitazioni, che possono spingersi fino al divieto di apertura di determinate tipologie di esercizi commerciali e alla fissazione di limiti dimensionali massimi, non costituiscono una violazione della libertà di iniziativa economica privata, ma rappresentano un legittimo esercizio del potere di pianificazione comunale, volto a contemperare gli interessi pubblici e privati in gioco, in conformità ai principi di proporzionalità e ragionevolezza. Il Comune può adottare tali misure limitative nell'ambito del Piano Urbano del Commercio, senza necessità di una preventiva programmazione regionale, in quanto tale potere pianificatorio è direttamente riconosciuto dalla legge regionale, la quale consente ai Comuni di modulare la localizzazione e l'apertura degli esercizi commerciali in relazione alle specifiche caratteristiche e condizioni del contesto territoriale. Inoltre, il Comune non è tenuto a motivare in modo particolarmente approfondito le scelte pianificatorie, essendo sufficiente il richiamo alla tutela di interessi pubblici costituzionalmente rilevanti, quali l'ambiente urbano, il paesaggio e il patrimonio culturale, senza che sia necessario individuare ulteriori beni giuridici da salvaguardare. Infine, la presenza di titoli edilizi già rilasciati non è idonea a fondare un legittimo affidamento dei privati, prevalente sull'interesse pubblico alla pianificazione commerciale, in quanto l'autonomia e l'indipendenza di tale pianificazione rispetto a quella urbanistica comporta che solo il rilascio di un titolo commerciale possa far sorgere un affidamento tutelabile.