Cassazione penale Sez. II sentenza n. 25331 del 24 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25331PEN

Massima

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Il reato di estorsione si differenzia dal delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con minaccia alla persona non tanto per la materialità del fatto, che può essere identica, quanto per l'elemento intenzionale, in quanto nell'estorsione l'agente mira a conseguire un ingiusto profitto con la coscienza che quanto pretende non gli è dovuto, mentre nell'esercizio arbitrario egli agisce al fine di esercitare un suo preteso diritto con la convinzione che quanto vuole gli compete. Tuttavia, quando la minaccia si estrinseca in forme di tale forza intimidatoria e di tale sistematica pervicacia che vanno al di là di ogni ragionevole intento di far valere un diritto, allora la coartazione dell'altrui volontà risulta finalizzata a conseguire un profitto che assume ex se i caratteri dell'ingiustizia, sicché anche la minaccia dell'esercizio di un diritto, in sé non ingiusta, può diventare tale se le modalità denotano soltanto una prava volontà ricattatoria, facendo sfociare l'azione in mera condotta estorsiva. Le dichiarazioni rese dalla persona offesa vanno valutate alla stregua di una normale testimonianza, senza che sia necessario verificare l'esistenza di riscontri esterni, purché la motivazione della decisione dia conto in modo logico e coerente della credibilità di tali dichiarazioni, ritenendole riscontrate da altri elementi probatori. L'esposizione delle ragioni che giustificano la domanda di risarcimento del danno proposta dalla parte civile nel processo penale deve servire soltanto ad individuare la pretesa fatta valere in giudizio e non già ad enucleare le ragioni atte a determinarne l'accoglimento, sicché il requisito previsto dall'art. 78 c.p.p., lett. d) può essere soddisfatto dal mero richiamo al capo di imputazione descrittivo del fatto, allorché il rapporto fra i fatti lamentati e la pretesa azionata sia immediato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIRENA ((omissis)) - Presidente

Dott. NUZZO Laurenza - Consigliere

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

BE. To. nato a (OMESSO);

BE. Ra. nato a (OMESSO);

avverso la sentenza n. 813/10 della 3 Sezione Penale della Corte d'Appello di Milano in data 12.3.2010.

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal consigliere dott.ssa Giovanna VERGA.

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dott. Gabriele MAZZOTTA il quale ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;

Sentito il difensore degli imputati Avv. ((omis…

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