Cassazione penale Sez. I sentenza n. 19324 del 7 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19324PEN

Massima

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Il sequestro di persona realizzato mediante violenza e minacce, con l'obiettivo di conseguire un ingiusto profitto, integra il reato di cui all'art. 630 c.p., anche quando il soggetto concorrente, pur non avendo materialmente esercitato violenza o minacce, abbia comunque contribuito in modo essenziale alla realizzazione del fatto, rimanendo presente per impedire che le vittime si allontanassero o comunicassero con l'esterno. La sussistenza delle esigenze cautelari, in tali casi, è presunta in ragione della gravità del reato, salvo che non emergano elementi idonei a escluderne l'attualità. Pertanto, la motivazione del provvedimento cautelare che, valorizzando il contesto complessivo della vicenda e il ruolo svolto dal concorrente, ritenga integrati i presupposti per l'applicazione della misura custodiale, risulta congrua e logica, non potendo essere scalfita dalla mera allegazione di una presunta "gentilezza dei modi" del soggetto coinvolto, ove le persone offese abbiano chiaramente percepito la valenza intimidatoria delle condotte poste in essere.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. BIANCHI Michele - Consigliere

Dott. BONI Michele - Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

Dott. RENOLDI Car - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Milano in data 17/7/2018;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ((omissis));
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in data 17/7/2018, il Tribunal…

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