Il giudice di legittimità, nell'esaminare i ricorsi proposti avverso la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, può sindacare la decisione in ordine al mancato riconoscimento di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. solo ove dalla sentenza impugnata emerga in modo evidente la sussistenza di una delle ipotesi di non punibilità previste dalla citata norma. Diversamente, la motivazione del giudice di merito che escluda l'applicabilità dell'art. 129 c.p.p. può essere anche meramente enunciativa. Inoltre, ai sensi dell'art. 448 c.p.p., comma 2-bis, introdotto dalla L. n. 103 del 2017, non è ammissibile il ricorso per cassazione che denunci motivi concernenti la mera commisurazione della pena, salvo il caso di pena illegale, non ravvisabile nel caso di specie. L'inammissibilità del ricorso comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, in ragione della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.