Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 1776 del 2 giugno 1995

ECLI:IT:CASS:1995:1776PEN

Massima

Massima ufficiale
L`impugnazione e` la domanda che una parte - a cui il relativo diritto e` espressamente conferito dalla legge - propone per ottenere la riforma o l`annullamento di una decisione del giudice, nei casi tassativamente stabiliti.  Ne consegue l`inammissibilita` dell`impugnazione proposta da un giudice avverso provvedimento di altro giudice. Quando ne ricorrano i presupposti, il giudice puo` sollevare conflitto con altro giudice davanti alla corte di cassazione, ma non puo` giammai utilizzare strumenti tipici della parte processuale. Tale inammissibile ricorso per cassazione non puo` essere convertito in atto di rilevazione di conflitto ex art. 28 cod. proc.  pen..  L`istituto della conversione (art. 568 comma 5 cod. proc. pen.) e` inapplicabile, atteso l`espresso riferimento letterale della norma alla "parte" che ha proposto l`erroneo mezzo di impugnazione e considerata la ragione ispiratrice di tale principio, volto a salvare dalla decadenza dal termine erronee iniziative della parte, che puo` anche essere ignara di diritto processuale penale, posto che l`impugnazione puo` essere proposta anche personalmente, senza necessita` di difensore tecnico. (Nella specie, il giudice dell`udienza preliminare aveva proposto ricorso per cassazione, ex art. 606 cod. proc. pen., deducendo l`abnormita` del provvedimento, avverso l`ordinanza del tribunale che aveva dichiarato la nullita` del decreto di rinvio a giudizio e restituito gli atti all`ufficio del G.I.P..  La Corte ha, peraltro, escluso la sussistenza di abnormita`, giacche` l`ordinanza del tribunale, a prescindere da eventuali illegittimita`, non si pone al di fuori del sistema processuale ne` determina una stasi procedimentale irrisolvibile, giacche` il contrasto tra giudice dell`udienza preliminare e giudice del dibattimento e` risolto direttamente dal legislatore con prevalenza di quest`ultimo -art.28 comma 2 cod. proc. pen.- ).

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