Cassazione penale Sez. V sentenza n. 43811 del 25 ottobre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:43811PEN

Massima

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Il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico di cui all'art. 615-ter c.p. si configura anche quando l'agente, pur essendo stato in precedenza autorizzato all'accesso, utilizza successivamente parametri di identificazione (username e password) di cui non può più legittimamente disporre, in quanto gli sono stati revocati dal titolare del sistema. Ciò in quanto la nozione di "violazione" rilevante ai fini del reato non presuppone necessariamente una manomissione fisica, ma si realizza anche con l'utilizzo di credenziali di accesso di cui l'agente non abbia più titolo a servirsi. Pertanto, il legale rappresentante della persona giuridica titolare del sistema informatico violato è legittimato a proporre querela per il reato di cui all'art. 615-ter c.p., a prescindere dall'identità del soggetto che materialmente subisce la violazione della propria sfera di riservatezza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza emessa il 21/06/2012 dalla Corte di appello di Salerno;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Paolo Micheli;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Scardaccione Edoardo, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

udito per la parte civile l'Avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo dichiararsi l'…

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