Il pubblico ufficiale che altera un atto pubblico, apponendovi aggiunte che modificano il significato originario dell'attestazione di verità in esso contenuta, commette il reato di falso materiale in atto pubblico, anche qualora l'alterazione non abbia inciso sull'esito finale dell'atto. Infatti, l'aggiunta di elementi non originari, che ampliano l'oggetto dell'attestazione, integra la condotta tipica del falso, a prescindere dall'effettiva incidenza dell'alterazione sull'efficacia probatoria o giuridica dell'atto. Inoltre, il dolo del reato di falso materiale in atto pubblico è integrato dalla consapevolezza e volontà dell'agente di recare una modifica all'atto, senza che sia necessario accertare il movente o la finalità perseguita. Pertanto, la mera superficialità o leggerezza dell'agente nell'apporre l'aggiunta non esclude la sussistenza del dolo, essendo sufficiente la coscienza e volontà dell'alterazione.