Cassazione penale Sez. V sentenza n. 45314 del 9 ottobre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:45314PEN

Massima

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Il dolo di diffamazione sussiste quando l'agente adopera consapevolmente espressioni offensive, a prescindere dal fatto che le abbia apprese da terzi, in quanto ciò che rileva è l'autonoma volontà di manifestarle, anche in forma passionale. Lo "stato d'ira" rilevante ai fini della provocazione deve essere caratterizzato da un impulso emotivo incontenibile e da una perdita dei poteri di autocontrollo, non essendo sufficiente un generico stato di agitazione soggettiva. La provocazione non opera quando il fatto ingiusto altrui che avrebbe determinato lo stato d'ira sia stato posto in essere da un soggetto diverso da quello diffamato. La determinazione della pena, anche in relazione alle circostanze, rientra nella discrezionalità del giudice di merito, censurabile in sede di legittimità solo in caso di mero arbitrio o di motivazione illogica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SETTEMBRE Antonio - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. RICCARDI Giusepp - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 03/02/2017 del TRIBUNALE di TERNI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE RICCARDI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore FIMIANI PASQUALE, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con senten…

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