Il giudice può ritenere sussistente l'aggravante di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991 (c.d. aggravante mafiosa) quando la condotta criminosa dell'imputato sia caratterizzata da modalità e forme di intimidazione tipiche dell'agire mafioso, a prescindere dall'effettiva appartenenza dell'autore a un'organizzazione criminale. Inoltre, il giudice può legittimamente escludere l'applicazione delle circostanze attenuanti generiche e dell'attenuante del danno di speciale tenuità di cui all'art. 62, n. 4 c.p. in presenza di precedenti penali dell'imputato e di un danno patrimoniale di rilevante entità, anche se ripartito in più episodi. La pena inflitta, anche in caso di scelta del rito abbreviato, deve essere commisurata in base ai criteri di cui all'art. 133 c.p., senza che ciò comporti un vizio di motivazione, purché il giudice dia adeguatamente conto delle ragioni della determinazione sanzionatoria. Infine, l'attenuante di cui all'art. 62, n. 6 c.p. (risarcimento del danno) può essere esclusa quando il danno non risulti integralmente riparato.