Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'appartenenza di un soggetto ad un'associazione di tipo mafioso può essere desunta da un complesso di elementi indiziari, quali: i) il mantenimento di stretti rapporti di fiducia e di sostegno economico con il capo dell'organizzazione criminale, anche durante la sua detenzione, con la finalità di garantire il sostentamento della sua famiglia; ii) l'intervento, anche indiretto, del soggetto in questione a favore di esponenti della famiglia mafiosa, al fine di consentire loro di operare al riparo da restrizioni connesse a misure di prevenzione; iii) la partecipazione, anche in concorso con altri affiliati, a condotte di intimidazione e di condizionamento di attività economiche, come nel settore delle onoranze funebri, sfruttando la forza di intimidazione derivante dall'appartenenza all'associazione mafiosa; iv) l'interessamento del soggetto per questioni inerenti agli equilibri di potere all'interno dell'organizzazione criminale, anche in relazione alla decisione di un suo esponente di collaborare con la giustizia. Tali elementi, valutati complessivamente e in modo unitario, possono integrare i gravi indizi di colpevolezza necessari per l'applicazione di una misura cautelare personale per il delitto di associazione di tipo mafioso, senza che assuma rilievo la mancata identificazione fotografica del soggetto da parte di un collaboratore di giustizia, atteso che quest'ultimo può aver avuto un ruolo di vertice nell'organizzazione criminale, mentre il soggetto in questione può essere un mero partecipe.