Il Comune, nell'esercizio del proprio potere discrezionale in materia di pianificazione urbanistica, può legittimamente non approvare una proposta di piano di lottizzazione a iniziativa privata, anche in variante allo strumento urbanistico generale, qualora ritenga che l'intervento proposto non sia conforme agli interessi pubblici di ordinato sviluppo del territorio. A tal fine, il Comune è tenuto a una motivazione adeguata che dia conto delle ragioni ostative all'approvazione, senza che sia necessaria una motivazione "rafforzata" in quanto l'atto conclusivo del procedimento di approvazione non costituisce esercizio di autotutela. La mancanza dei pareri di regolarità tecnica e contabile previsti dall'art. 49 TUEL non determina l'invalidità dell'atto, ma una mera irregolarità, mentre il mancato preavviso di rigetto non è dovuto in quanto il procedimento di approvazione di uno strumento urbanistico, anche a iniziativa privata, è escluso dall'ambito di applicazione dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990. Infine, la disparità di trattamento rispetto ad analoghe richieste di variante urbanistica deve essere provata in modo rigoroso, non essendo sufficiente il mero richiamo a deliberazioni comunali diverse, in assenza di una dimostrazione dell'identità assoluta delle situazioni considerate.