Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il ricorso per cassazione è inammissibile quando è proposto non contro la sentenza di primo grado, ma avverso l'ordinanza ex art. 348-bis c.p.c., al di fuori dei casi in cui tale ordinanza è eccezionalmente impugnabile per cassazione. In tali ipotesi, sussiste l'obbligo per il ricorrente di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione dichiarata inammissibile, ai sensi dell'art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, introdotto dalla legge n. 228 del 2012. La Corte di cassazione, nel dichiarare l'inammissibilità del ricorso proposto avverso l'ordinanza ex art. 348-bis c.p.c. e non contro la sentenza di primo grado, afferma il principio per cui il rimedio straordinario del ricorso per cassazione è ammesso solo nei casi tassativamente previsti dalla legge, al fine di garantire la corretta applicazione delle norme processuali e la funzione nomofilattica della Corte. Pertanto, il ricorrente che abbia proposto impugnazione in violazione di tali presupposti è tenuto a versare un ulteriore contributo unificato, quale sanzione per l'utilizzo improprio dello strumento del ricorso per cassazione.