Il tentativo di estorsione si configura quando l'agente, con atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere la vittima a consegnare una somma di denaro, pone in essere una condotta minacciosa, anche se il suo intento criminoso non si realizza per cause indipendenti dalla sua volontà. L'idoneità degli atti deve essere valutata ex ante, considerando le condizioni e le circostanze conosciute dalla vittima al momento della condotta, a prescindere dalla sua effettiva capacità di resistenza. La riconducibilità della condotta all'agente può essere desunta anche dal richiamo a precedenti missive, dalla coerenza del contenuto delle stesse e dalla perizia grafica, senza che sia necessario un riscontro diretto della paternità di ciascuna lettera. Ai fini della configurabilità del tentativo di estorsione, non rileva la mancata consegna del denaro richiesto, essendo sufficiente l'idoneità della condotta a incidere sulla volontà della vittima, come desumibile dalle sue reazioni di allarme e dalle iniziative intraprese per fronteggiare la minaccia.