Il provvedimento di revoca dell'aggiudicazione di un appalto pubblico disposto dalla stazione appaltante a seguito del rifiuto dell'aggiudicatario di stipulare il contratto è legittimo, in quanto l'art. 32, comma 8, del d.lgs. n. 50/2016 non prevede ipotesi tassative in cui tale facoltà può essere esercitata, essendo rimessa alla valutazione discrezionale dell'amministrazione, in base ai principi di buon andamento e imparzialità di cui all'art. 97 Cost. L'infruttuoso decorso del termine per la stipula del contratto non preclude la possibilità di procedere alla revoca, trattandosi di un termine meramente ordinatorio posto a tutela dell'aggiudicatario, il quale può scegliere di svincolarsi dall'offerta o agire per ottenere la condanna dell'amministrazione a provvedere. La revoca può legittimare l'escussione della garanzia fideiussoria, qualora l'amministrazione ne ravvisi una causa nella condotta dell'operatore economico, ma tale conseguenza non si verifica qualora la polizza sia scaduta per mancata richiesta di estensione da parte della stazione appaltante. La segnalazione all'ANAC costituisce un atto endoprocedimentale privo di autonoma lesività, impugnabile solo in via derivata con il provvedimento finale dell'Autorità di vigilanza.