Consiglio di Stato sentenza n. 7558 del 2023

ECLI:IT:CDS:2023:7558SENT

Massima

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Il combinato disposto dell'art. 32 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 e dell'art. 32, comma 27, lettera d), del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, comporta che un abuso edilizio commesso su un bene sottoposto a vincolo di inedificabilità, sia esso di natura relativa o assoluta, non può essere condonato quando ricorrono, contemporaneamente, le seguenti condizioni: a) l'imposizione del vincolo di inedificabilità prima della esecuzione delle opere; b) la realizzazione delle stesse in assenza o difformità dal titolo edilizio; c) la non conformità alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici. Pertanto, la sanatoria straordinaria di cui al decreto-legge n. 269 del 2003 è applicabile esclusivamente agli interventi di minore rilevanza indicati ai numeri 4, 5 e 6 dell'allegato 1 del citato decreto, previo parere favorevole dell'Autorità preposta alla tutela del vincolo, mentre non sono in alcun modo suscettibili di sanatoria le opere abusive di cui ai precedenti numeri 1, 2 e 3 del medesimo allegato, anche se l'area è sottoposta a vincolo di inedificabilità relativa e gli interventi risultano conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti. La consolidata giurisprudenza costituzionale e amministrativa ha chiarito che il condono edilizio straordinario previsto dalla normativa statale non può essere ampliato o derogato dalle leggi regionali, le quali devono rispettare i limiti e le condizioni stabiliti dalla legge nazionale, la quale ha individuato la portata massima del condono. Pertanto, il diniego di condono, adeguatamente motivato mediante la descrizione del manufatto e l'enunciazione delle ragioni giuridiche ostative al rilascio del titolo in sanatoria, è un atto dovuto, in quanto il contenuto del provvedimento non poteva essere diverso da quello in concreto adottato, ai sensi dell'art. 21-octies, comma 2, della legge n. 241 del 1990, e non sussiste alcun affidamento tutelabile alla conservazione di una situazione di fatto abusiva, che neppure il decorso del tempo può legittimare.

Sentenza completa

Pubblicato il 04/08/2023

N. 07558/2023REG.PROV.COLL.

N. 01423/2020 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1423 del 2020, proposto da
((omissis)), ((omissis)), rappresentati e difesi dall’avvocato ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio fisico eletto presso lo studio dell’avvocato ((omissis)) in Roma, via ((omissis)), n. 68;

contro

COMUNE DI ((omissis)), in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dall’avvocato ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania (Sezione Terza) n. 3846 del 2019;

Visti il ricorso in appello e i relat…

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