Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: I costi e le spese direttamente riferibili all'attività d'impresa, ancorché derivanti da operazioni soggettivamente inesistenti, devono essere comunque riconosciuti nella determinazione del reddito d'impresa, in applicazione del principio di capacità contributiva di cui all'art. 53 Cost., salvo che non si tratti di costi fittizi emessi al solo fine di aumentare i componenti negativi di reddito. Tuttavia, a seguito della modifica legislativa intervenuta con il D.L. n. 16/2012, non sono più ammessi in deduzione i costi e le spese dei beni o delle prestazioni di servizio direttamente utilizzati per il compimento di atti o attività qualificabili come delitto non colposo, a prescindere dalla soggettiva inesistenza delle operazioni. Il principio di diritto espresso dalla sentenza mira pertanto a bilanciare le esigenze di tassazione del reddito effettivamente prodotto dall'impresa, in ossequio al principio di capacità contributiva, con la necessità di contrastare l'utilizzo di costi fittizi o direttamente riferibili ad attività illecite, in attuazione del principio di legalità tributaria.