Cassazione penale Sez. I sentenza n. 21419 del 21 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:21419PEN

Massima

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Il reato continuato, ai sensi dell'art. 81 c.p., richiede l'accertamento di un unico programma criminoso, deliberato almeno nelle sue linee essenziali fin dalla commissione del primo reato, per il conseguimento di un determinato fine. Tale unità di disegno non può essere desunta dalla sola identità o analogia dei singoli reati commessi, essendo altresì necessario che tutti gli episodi siano effettivamente frutto di una originaria ideazione e determinazione volitiva. Pertanto, la mera tendenza a porre in essere reati della stessa indole, anche se commessi con modalità analoghe e in un arco temporale ravvicinato, non è sufficiente a integrare il requisito dell'unicità del programma criminoso richiesto per l'applicazione della continuazione, trattandosi piuttosto di elementi che possono eventualmente rilevare ai fini di una dichiarazione di delinquenza abituale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) NA. AN. n. il (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 20/10/2008 del TRIBUNALE di ROMA;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. CAPOZZI Raffaele;

lette le conclusioni del P.G. Dott. LOVOI Francesco, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con ordinanza del 2 ottobre 2008, il Tribunale di Roma, quale giudice dell'esecuzione, ha ricettato la richiesta, formulata dal difensore di …

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