Cassazione penale Sez. III sentenza n. 23860 del 28 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:23860PEN

Massima

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Il divieto di reformatio in peius nel giudizio di appello riguarda non solo l'entità complessiva della pena, ma anche tutti gli elementi autonomi che concorrono alla sua determinazione, come l'aumento per la recidiva. Pertanto, il giudice di appello non può modificare in peius tali elementi rispetto a quanto stabilito in primo grado, anche se ciò comporta una pena complessiva inferiore a quella inflitta in primo grado. Il principio di diritto è che il divieto di reformatio in peius impedisce al giudice di appello di aggravare la posizione dell'imputato in assenza di impugnazione del pubblico ministero, a tutela del diritto di difesa e del principio del contraddittorio. Tale divieto opera non solo sulla pena finale, ma su tutti i singoli elementi che concorrono alla sua determinazione, come l'aumento per la recidiva, in modo da preservare l'integrità della decisione di primo grado impugnata dal solo imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. SOCCI ((omissis)) - Consigliere

Dott. ACETO Aldo - Consigliere

Dott. DI STASI Antonella - Consigliere

Dott. SEMERARO Luca - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 07/06/2017 della CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. LUCA SEMERARO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), per l'annullamento senza rinvio in punto della recidiva, con applicazione dei provvedimenti consequenziali.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difensore di (OMISSIS) ha proposto ricorso avvers…

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