Il provvedimento amministrativo di revoca di un contributo concesso a seguito di eventi calamitosi è legittimo qualora il beneficiario non possedesse, al momento dell'evento dannoso, i requisiti soggettivi per l'ammissione al contributo, anche se il contributo sia stato erogato in buona fede e dopo un lungo lasso di tempo. L'amministrazione, infatti, non è tenuta a revocare immediatamente il contributo illegittimamente concesso, potendo intervenire anche a distanza di anni, purché nel rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa. La mancata comunicazione di avvio del nuovo procedimento di revoca, a seguito dell'annullamento del precedente provvedimento, non determina l'illegittimità del provvedimento finale, in quanto il beneficiario era comunque a conoscenza della riapertura del procedimento per effetto della sentenza di annullamento. Inoltre, il provvedimento di revoca non è illegittimo per contrasto con il precedente atto attributivo del beneficio, in quanto trattandosi di atti provenienti dallo stesso organo, il secondo, essendo speciale, abroga implicitamente il primo. Infine, l'assenza del requisito soggettivo per l'ammissione al contributo, anche se non rilevata immediatamente dall'amministrazione, non determina l'illegittimità del provvedimento di revoca, in quanto l'errore è stato determinato dal comportamento del beneficiario che non ha fornito informazioni complete e veritiere. In tali casi, l'amministrazione non è vincolata al principio dell'affidamento, potendo legittimamente revocare il contributo indebitamente concesso.