La coltivazione domestica di modeste quantità di piante di canapa indiana, realizzata con tecniche rudimentali e priva di elementi che ne indichino l'inserimento nel mercato degli stupefacenti, non integra il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti in quanto, per la sua esiguità e destinazione all'uso personale del coltivatore, difetta del requisito della tipicità della fattispecie incriminatrice. Anche qualora tale condotta sia ritenuta penalmente rilevante, essa può essere esclusa dalla punibilità in applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ove ricorrano i presupposti previsti dall'art. 131-bis c.p., atteso che tale istituto opera in via gradata rispetto alla fattispecie di minore gravità di cui all'art. 73, comma 5, del d.P.R. n. 309/1990. La valutazione della particolare tenuità del fatto, fondata sulle modalità della condotta, sul numero esiguo di piante coltivate, sulla modesta quantità di prodotto ricavabile e sull'assenza di elementi indicativi di un inserimento nel mercato degli stupefacenti, è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se sorretta da adeguata motivazione.