Il dolo generico, anche nella forma del dolo eventuale, è sufficiente per la configurazione del reato di diffamazione, essendo irrilevanti i motivi dell'azione dell'agente, purché egli si rappresenti che le sue parole vanno ad assumere un significato socialmente offensivo della reputazione altrui. Pertanto, ai fini della sussistenza del reato, non è necessario che l'intenzione o lo scopo del soggetto agente siano necessariamente di offesa, essendo sufficiente che egli adoperi consapevolmente parole socialmente interpretabili come offensive, senza alcun riferimento alle sue intenzioni. Ciò vale anche quando le frasi diffamatorie siano pronunciate in un contesto di preoccupazione per il benessere dei figli minori, dovendo in tal caso l'agente veicolare tali timori alle autorità preposte alla tutela dei minori e al perseguimento dei fatti di reato, anziché ad amici, pur di vecchia data.