Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8397 del 25 febbraio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:8397PEN

Massima

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Il dolo di calunnia, quale elemento soggettivo del reato, richiede la consapevolezza certa da parte dell'agente dell'innocenza dell'incolpato, non desumibile automaticamente dalla mera mancata prova della veridicità dei fatti denunciati, ma da una specifica e approfondita analisi delle concrete circostanze e modalità della condotta, idonea a rivelare la sfera intellettiva e volitiva dell'agente. La tendenziosità della denuncia non dimostra di per sé tale consapevolezza, essendo necessario accertare, attraverso un processo logico-induttivo, che l'agente abbia agito nella certezza dell'innocenza dell'incolpato. Pertanto, la mancanza di una motivazione adeguata su tale elemento soggettivo essenziale del reato di calunnia determina l'annullamento della sentenza con rinvio ad altra sezione della Corte d'appello per un nuovo esame del punto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) VI. BR. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 14/10/2005 CORTE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CITTERIO CARLO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il 14.10.2005 la Corte d'appello di Roma confermava la s…

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