Il reato di calunnia si configura quando l'imputato, pur potendo negare le accuse a suo carico, formula ulteriori e specifiche imputazioni di fatti concreti a carico di persone che egli sa essere innocenti, oltrepassando i limiti del legittimo esercizio del diritto di difesa. L'esimente dell'esercizio del diritto di cui all'art. 51 c.p. non opera quando l'imputato non si limita a contestare la veridicità delle dichiarazioni a lui sfavorevoli, ma attribuisce falsamente agli accusatori una condotta illecita ulteriore rispetto alla mera redazione dell'atto asseritamente falso. Il reato di calunnia si distingue dalla meno grave figura di simulazione di reato di cui all'art. 367 c.p. in quanto richiede l'attribuzione di un fatto determinato a persone specificamente individuate. L'imputato non è tenuto agli avvisi di cui all'art. 64 c.p.p. nell'esame dibattimentale, essendo sufficiente il rispetto delle formalità previste dall'art. 503 c.p.p., attesa la diversità delle fasi e delle posizioni processuali rispetto all'interrogatorio dell'indagato.