La Soprintendenza, nell'esercizio del controllo sulle autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dalla Regione o da enti sub-delegati, può legittimamente annullare tali provvedimenti per vizi di legittimità, ivi compresa l'assenza di una corretta e puntuale motivazione in ordine alla compatibilità dell'intervento progettato con i valori paesaggistici tutelati. Tale controllo, limitato ai profili di legittimità e non estensibile a valutazioni di merito, impone alla Soprintendenza di indicare in modo specifico gli elementi concreti della fattispecie che concludono per la non conformità dell'autorizzazione alle prescrizioni di tutela del paesaggio, al fine di consentire al giudice amministrativo di verificare l'effettiva sussistenza del vizio denunciato e di rispettare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regione (o ente sub-delegato). Pertanto, l'annullamento di un'autorizzazione paesaggistica da parte della Soprintendenza per difetto di motivazione non integra un'inammissibile sostituzione delle proprie valutazioni a quelle dell'amministrazione comunale, ma rappresenta l'esercizio legittimo del potere di controllo di legittimità, volto a censurare l'assenza di una puntuale e adeguata considerazione, nell'atto autorizzatorio, degli elementi rilevanti ai fini della tutela paesaggistica. Il nuovo regime di controllo, introdotto dal d.lgs. n. 63/2008, che consente alla Soprintendenza una valutazione di merito, non trova applicazione ratione temporis nel caso di specie, essendo entrato in vigore successivamente all'adozione del provvedimento impugnato.