La condanna penale, anche se pronunciata a seguito di patteggiamento ex art. 444 c.p.p., costituisce titolo idoneo per la revoca dell'autorizzazione amministrativa all'esercizio dell'attività commerciale su aree pubbliche, in quanto equiparata per legge a una pronuncia di condanna, salvo diverse disposizioni di legge. Tale previsione normativa, che esclude dall'esercizio dell'attività commerciale coloro che hanno riportato determinate condanne penali, non viola il principio costituzionale di uguaglianza, in quanto il legislatore ha operato un bilanciamento tra il diritto all'iniziativa economica privata e l'esigenza di tutelare la sicurezza pubblica, ritenendo la presenza di tali condanne penali idonea a destare allarme sociale. La mancata traduzione del provvedimento amministrativo di revoca in una lingua conosciuta dallo straniero non determina l'illegittimità del provvedimento, ma al più un'irregolarità non rilevante ai fini dell'impugnazione, in quanto lo straniero ha comunque potuto proporre specifici motivi di censura.