Non e` manifestamente infondata, sotto il profilo del contrasto con l' art. 3 della costituzione, la questione di legittimita` costituzionale dell'art. 2, comma terzo lett. b) e c) della legge 13 aprile 1988 n. 117 nella parte in cui prevede come ipotesi di colpa grave, suscettibile di legittimare un`azione di rivalsa nei confronti del magistrato, l'affermazione di un fatto o la sua negazione (rispettivamente escluso o incontestabilmente emergente dagli atti del processo), senza specificare non solo che deve trattarsi di fatto rilevante, anzi decisivo, ai fini della pronuncia emessa, ma, quanto al giudizio di legittimita`, che tale situazione deve emergere dal provvedimento impugnato e formare oggetto di motivo di ricorso, non essendo prevista di regola alcuna indagine di fatto nel giudizio innanzi alla corte di cassazione in sede penale, se non nei limiti di un`espressa censura di travisamento. Tale mancata specificazione comporta una violazione del principio di uguaglianza di cui al citato art. 3 della costituzione, posto che, con riferimento alle valutazioni concernenti il fatto, il giudice di legittimita` si trova in una situazione oggettivamente diversa da quella del giudice di merito, mentre la disposizione di legge indicata non opera le indispensabili distinzioni, ai fini del coinvolgimento in responsabilita` civile, determinando in tal modo, in danno del primo, un trattamento diverso.