Cassazione penale Sez. II sentenza n. 12807 del 19 marzo 2013

ECLI:IT:CASS:2013:12807PEN

Massima

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La circostanza aggravante di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991, che prevede l'aggravamento della pena per i reati commessi al fine di agevolare l'attività di associazioni di tipo mafioso, ha natura oggettiva e non soggettiva. Pertanto, ai fini della sua applicazione, non è sufficiente il mero collegamento dell'imputato con contesti di criminalità organizzata o la sua caratura mafiosa, ma è necessario che il Giudice verifichi in termini di attualità l'esistenza di un'associazione di tipo mafioso e l'effettiva finalizzazione della condotta a favorirne l'attività. Inoltre, il carattere mafioso del metodo non può essere dedotto dalla sola reazione delle vittime, ma richiede l'indicazione di specifiche ragioni a sostegno di tale qualificazione. Nella valutazione degli indizi, il Giudice deve applicare i criteri di cui all'art. 192, commi 2, 3 e 4 c.p.p., anche nel procedimento cautelare, al fine di verificare l'attendibilità delle dichiarazioni delle persone offese.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CARMENINI Secondo Libero - Presidente

Dott. CASUCCI Giuliano - Consigliere

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del Tribunale di Firenze, in data 17.8.2012;

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. Piercamillo Davigo;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza del 30.7.2012, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Firenze dispose la custodia cau…

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