Il falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale nell'attestazione informatica dell'avvenuta trasmissione di atti al giudice, quando in realtà i fascicoli restano nella disponibilità dell'ufficio di Procura, integra la fattispecie di reato prevista dall'art. 479 c.p. Ciò in quanto l'annotazione sul registro informatico comporta l'attestazione del passaggio del procedimento all'ufficio del GIP, sicché la divergenza tra tale attestazione e la reale situazione dei fascicoli, che permangono nella disponibilità della Procura, determina la falsità ideologica dell'annotazione. Inoltre, l'accesso abusivo al sistema informatico, effettuato dal pubblico ufficiale per finalità estranee all'esercizio delle proprie funzioni, integra la fattispecie di reato di cui all'art. 615-ter c.p. e giustifica la valutazione circa la sussistenza delle esigenze cautelari, in particolare del pericolo di reiterazione di reati della stessa specie. Infatti, la reiterata condotta di accesso abusivo al sistema informatico, in assenza di giustificazione funzionale, costituisce grave indizio di colpevolezza in ordine all'addebito cautelare e legittima la valutazione circa l'attuale sussistenza del pericolo di reiterazione di analoghi reati.