Il reato di maltrattamenti in famiglia è un reato abituale, costituito da una pluralità di condotte reiterate nel tempo, caratterizzate dall'intenzione dell'agente di sottoporre la persona offesa a sofferenze fisiche e morali, attraverso atti di violenza, minacce, insulti e prevaricazioni sistematiche, anche in presenza di periodi di pacifica convivenza. La valutazione della attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, pur in assenza di riscontri estrinseci, deve tenere conto della coerenza e della linearità del suo racconto, nonché dell'eventuale presenza di elementi di conferma esterni, come referti medici o ammissioni dell'imputato. L'episodicità degli eventi non esclude la configurabilità del reato, essendo sufficiente la sussistenza di una serialità minima di comportamenti, ognuno dei quali si riallaccia al precedente, dando vita a un illecito strutturalmente unitario. La revoca incondizionata della costituzione di parte civile da parte della persona offesa preclude la condanna dell'imputato al pagamento delle spese processuali in favore della stessa, in quanto in assenza di una domanda risarcitoria accolta, non può essere disposta tale statuizione accessoria.