Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1083 del 9 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1083PEN

Massima

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Il concorso nella bancarotta fraudolenta può essere integrato anche dalla condotta di un soggetto che, pur non rivestendo formalmente la qualifica di amministratore, abbia di fatto assunto il controllo e la gestione della società fallita, cooperando con gli amministratori di diritto per distrarre e dissipare il patrimonio sociale a danno dei creditori. In tali ipotesi, la qualità di amministratore di fatto può essere desunta da una pluralità di elementi indiziari, quali il possesso di deleghe per operare sui conti sociali, la conduzione di trattative per l'acquisto di quote o la cessione di beni aziendali, l'emissione di assegni a nome della società, l'assunzione di iniziative e decisioni in nome e per conto della stessa. Tali condotte, se poste in essere in accordo con gli amministratori formali e finalizzate a sottrarre risorse patrimoniali alla società, integrano il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, a prescindere dalla formale titolarità della carica gestoria. Inoltre, la mancata giustificazione della destinazione di somme o beni risultanti contabilmente presenti in azienda al momento del fallimento costituisce prova della loro distrazione, in assenza di diversa plausibile spiegazione fornita dall'imputato. Infine, la valutazione circa la concessione delle attenuanti generiche e la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o travisamento dei fatti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. MARASCA Genna - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 13840/2007 CORTE APPELLO di TORINO, del 17/06/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/11/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Udito il Procuratore Generale in persona.

Udito il Procuratore generale della repubblica presso la Corte di Cassazione, dr.ssa ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

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