Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 53958 del 20 dicembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:53958PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, pur senza ricorrere a violenza o minaccia, propone al privato un "semplice scambio di favori" consistente nell'occultare una pratica in cambio di una somma di denaro, integra il reato di istigazione alla corruzione attiva, e non quello di tentata induzione indebita. Ciò in quanto la condotta del pubblico ufficiale, pur caratterizzata da insistenza e reiterazione, non si pone in una prospettiva minatoria, ma si colloca in una dimensione paritetica, senza esercitare una pressione superiore rispetto alla mera sollecitazione. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto deve essere quella di istigazione alla corruzione attiva, ai sensi dell'art. 322, commi 3 e 4, c.p., e non di tentata induzione indebita di cui all'art. 319-quater c.p. La distinzione tra le due fattispecie è particolarmente problematica, in quanto entrambe implicano forme di "interferenza motivazionale sull'altrui condotta", ma il concetto di "induzione" presuppone un quid pluris rispetto alla mera "sollecitazione", dovendo la condotta induttiva coniugarsi dinamicamente con l'abuso, in modo da esercitare sull'extraneus una pressione superiore. Ove, invece, il rapporto tra pubblico ufficiale e privato si collochi in una dimensione paritetica, senza alcuna prevaricazione, rimane integrata la fattispecie di istigazione alla corruzione attiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia Anna - Consigliere

Dott. CORBO Antonio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/03/2015 della Corte d'appello di Brescia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Antonio Corbo;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto procuratore generale Dr. Cardia Delia, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con sentenza emessa il 2 marzo 2015, la Corte di appello di Brescia, in parziale ri…

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