Il requisito di cui all'art. 2, lettera d), della L.R. n. 13/2000, che esclude dalla regolarizzazione dell'occupazione abusiva di alloggi di edilizia residenziale pubblica i "soggetti o coniuge che hanno subito condanne penali per reati associativi", deve essere verificato in capo a tutti i componenti del nucleo familiare, anche in caso di separazione di fatto, non incidendo tale circostanza sull'unità del nucleo né sulla permanenza dello status di coniuge. Pertanto, il rigetto dell'istanza di regolarizzazione fondata sul difetto di tale requisito in capo al coniuge non è viziato da eccesso di potere per illogicità, irrazionalità, ingiustizia manifesta, contraddittorietà, disparità di trattamento, erronea valutazione e difetto di istruttoria, né da mancata o insufficiente motivazione, configurandosi tale esito come sostanzialmente vincolato. La controversia relativa alla legittimità del rigetto dell'istanza di regolarizzazione di un'occupazione abusiva di alloggio di edilizia residenziale pubblica rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, in quanto attinente all'esercizio di pubblici poteri autoritativi e non a un rapporto paritetico di diritto privato.