Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30943 del 3 agosto 2010

ECLI:IT:CASS:2010:30943PEN

Massima

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Il diritto di critica, anche se espresso in modo polemico o sarcastico, non costituisce diffamazione quando le espressioni utilizzate, pur essendo dotate di "vis polemica", non eccedono i limiti della normale dialettica processuale e non attentano in modo palese all'onorabilità della persona. Affinché ricorra il reato di diffamazione, è necessario che le espressioni, considerate non solo nel loro tenore letterale ma anche nel contesto in cui sono inserite, siano obiettivamente idonee a ingenerare il convincimento o il ragionevole dubbio che il soggetto a cui si riferiscono sia immeritevole della considerazione sociale alla quale normalmente può aspirare. Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato, deve pertanto verificare se le espressioni utilizzate, pur potendo risultare fastidiose o irriguardose per il destinatario, abbiano effettivamente leso la sua reputazione, senza limitarsi a un mero riscontro della loro astratta offensività.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - rel. Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CO. ST. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 6/2009 TRIBUNALE di TRENTO, del 18/05/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 30/06/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DUBOUNO Pietro;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. BAGLIONE Tindari che ha concluso per il rigetto del ricorso e sentiti, per la ricorrente parte civile, l'avv. Colaiacono, il …

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