Il provvedimento di revoca dell'accreditamento provvisorio per lo svolgimento di attività di orientamento e/o formazione professionale è legittimo qualora l'amministrazione competente accerti gravi irregolarità, anche di natura penale, nell'attività dell'ente formativo, come l'impiego di personale non iscritto all'albo regionale dei formatori, la mancanza del documento di valutazione dei rischi, l'utilizzo di locali e attrezzature difformi dai requisiti previsti, la produzione di falsi documenti, il mancato rispetto del CCNL e la chiusura della sede formativa. Tali gravi inadempienze, anche se non tutte specificamente contestate, sono sufficienti a giustificare la revoca dell'accreditamento, indipendentemente dalla congruenza delle giustificazioni addotte dall'ente. L'amministrazione, inoltre, non è tenuta a ostendere integralmente gli atti di indagine penale ricevuti dalle forze dell'ordine, in quanto coperti dal segreto investigativo, essendo sufficiente che ne illustri il contenuto essenziale nell'avvio del procedimento, consentendo così all'interessato di esercitare adeguatamente il proprio diritto di difesa. Il fallimento dell'ente formativo, se privo di disponibilità economiche, è ammesso al patrocinio a spese dello Stato per il giudizio di impugnazione.