Cassazione penale Sez. II sentenza n. 15946 del 16 aprile 2009

ECLI:IT:CASS:2009:15946PEN

Massima

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Il reato di appropriazione indebita continuata si configura quando l'agente, avendo la disponibilità di somme di denaro altrui in virtù di un rapporto fiduciario, se ne appropria senza giustificazione, anche se in più occasioni, in misura superiore alla propria quota di spettanza. Tale condotta integra il delitto di appropriazione indebita, a prescindere dalla sussistenza di un credito vantato dall'agente nei confronti del titolare delle somme, in quanto il reato si consuma con l'interversione del possesso e l'acquisizione delle somme per le proprie utilità, senza che possa rilevare il diritto di ritenzione per garanzia di un credito non certo e liquido. La valutazione della condotta dell'agente e della sussistenza degli elementi costitutivi del reato rientra nell'ambito del giudizio di merito, la cui motivazione è incensurabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o carente. Il beneficio della non menzione della condanna, se già concesso in primo grado, non necessita di una specifica motivazione in appello.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRASSI Aldo - Presidente

Dott. CARMENINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

SE. FR. nato il (OMESSO);

avverso la sentenza del 20.10.2004 emessa dalla Corte di Appello di Palermo;

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dott. ((omissis));

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale Dott. GALATI Giovanni, il quale ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio per omessa dichiarazione della non menzione e rigetto nel resto.

CONSIDERATO IN FATTO

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