Il giudice amministrativo può riconoscere il risarcimento del danno causato al privato dal comportamento dell'Amministrazione solo quando sia stata accertata la spettanza del c.d. bene della vita, essendo necessario che il ricorrente dia prova della certezza o quantomeno di una rilevante probabilità di conseguirlo. L'illegittimità del provvedimento amministrativo non è infatti ragione sufficiente per fondare il diritto al risarcimento del danno, dovendo essere escluso laddove si accerti che il ricorrente giammai avrebbe potuto conseguire il bene della vita. Inoltre, in caso di violazione dei doveri di correttezza e di informazione di cui agli artt. 1337 e 1338 c.c. da parte della P.A. in sede precontrattuale, la prova dei relativi danni spetta alla parte che si ritenga lesa, dovendo essa fornire elementi seri, circostanziati e puntualmente allegati, sia in relazione all'interesse negativo, ossia le spese inutilmente sostenute in previsione della conclusione del contratto, sia in relazione alla perdita di favorevoli occasioni contrattuali. In mancanza di tale prova, il ricorso per il risarcimento del danno deve essere rigettato.