Il reato di estorsione aggravata dall'appartenenza dell'agente a un'associazione di tipo mafioso si configura quando, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla qualità di appartenente a un sodalizio criminale, l'agente pone in essere condotte minacciose e violente finalizzate all'ingiusto conseguimento di un profitto, anche se il credito vantato non è giuridicamente fondato. In tali casi, la valutazione della gravità degli indizi di colpevolezza da parte del giudice di merito, basata sull'attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa e sui riscontri investigativi, non può essere sindacata in sede di legittimità se non in presenza di vizi logici o di violazioni di legge nella motivazione. Inoltre, il concorso di più soggetti nell'esecuzione dell'estorsione, sfruttando la forza intimidatrice derivante dall'appartenenza a un'associazione mafiosa, integra la circostanza aggravante specifica prevista dall'art. 628, comma 3, n. 3 c.p.