Il Consiglio di Stato, in materia di repressione degli abusi edilizi, ha affermato i seguenti principi giuridici: 1. L'ordine di demolizione di un manufatto abusivo è un provvedimento vincolato, non richiedendo una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. È sufficiente la descrizione del manufatto realizzato e l'indicazione della norma violata. 2. La presentazione di un'istanza di accertamento di conformità ex art. 36 D.P.R. n. 380/2001 successiva all'adozione dell'ordine di demolizione non rende inefficace il provvedimento sanzionatorio pregresso, né determina l'improcedibilità dell'impugnazione proposta avverso l'ordinanza di demolizione. 3. Il regime sanzionatorio applicabile agli abusi edilizi è quello vigente al momento dell'esercizio del potere repressivo, e non quello in vigore all'epoca di consumazione dell'abuso, in quanto l'abuso edilizio riveste carattere di illecito permanente. 4. La mancata valutazione della possibile applicazione della sanzione pecuniaria sostitutiva ex art. 33, comma 2, D.P.R. n. 380/2001 non costituisce un vizio dell'ordine di demolizione, essendo tale sanzione subordinata all'accertamento dell'impossibilità materiale di procedere alla demolizione. 5. La regolazione delle spese processuali implica un ampio potere discrezionale del giudice, non censurabile in appello salvo i casi di violazione del principio di soccombenza o di statuizioni abnormi.