Il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione ex art. 314 c.p.p. sussiste anche quando l'ingiusta detenzione derivi da vicende successive alla condanna connesse all'esecuzione della pena, purché vi sia un errore dell'autorità procedente e non ricorra un comportamento doloso o gravemente colposo dell'interessato che sia stato concausa dell'errore relativo all'esecuzione della pena. Il decorso del tempo ai fini dell'estinzione della pena detentiva ai sensi dell'art. 172 c.p., comma 4, ha inizio il giorno in cui la condanna è divenuta irrevocabile e si interrompe con la carcerazione del condannato. Pertanto, il ritardo del condannato nel presentare l'incidente di esecuzione per intervenuta prescrizione delle pene concorrenti non integra di per sé un comportamento gravemente colposo ostativo al diritto alla riparazione, quando l'illegittimità dell'ordine di esecuzione era ab origine, di natura giuridica e rilevabile solo dalla difesa tecnica. In tali casi, il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione deve essere riconosciuto, in applicazione di un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 314 c.p.p. alla luce dei principi affermati dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in tema di tutela della libertà personale.