Cassazione penale Sez. I sentenza n. 34741 del 9 agosto 2016

ECLI:IT:CASS:2016:34741PEN

Massima

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Il delitto di partecipazione ad associazione per delinquere di stampo mafioso si distingue dal reato di favoreggiamento personale in quanto nel primo il soggetto opera organicamente e sistematicamente con gli associati, essendo elemento strutturale dell'apparato del sodalizio criminoso, mentre nel secondo il soggetto aiuta in maniera episodica un associato, resosi autore di reati rientranti o non nell'attività prevista dal vincolo associativo, ad eludere le investigazioni della polizia o a sottrarsi alle ricerche di questa. Pertanto, integra il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa l'aiuto prestato a favore del massimo esponente di vertice di un'organizzazione di tal tipo durante la sua latitanza, consistito in interventi volti sia a garantirgli le cure necessarie al suo stato di salute sia a consentirgli il mantenimento della sua capacità gestionale, fungendo da canale per i collegamenti epistolari con altri associati. La valutazione del peso probatorio degli indizi ai fini dell'adozione di una misura cautelare personale non è omologa a quella richiesta per il giudizio di merito, essendo sufficiente l'emersione di qualunque elemento probatorio idoneo a fondare un giudizio di qualificata probabilità sulla responsabilità dell'indagato in ordine ai reati addebitati. Il controllo di legittimità sulla motivazione delle ordinanze di riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale è diretto a verificare la congruenza e la coordinazione logica dell'apparato argomentativo che collega gli indizi al giudizio di probabile colpevolezza dell'indagato, senza poter sindacare la valutazione del peso probatorio degli indizi, riservata al giudice di merito. Sussiste la presunzione di pericolosità sociale prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i reati di associazione mafiosa, salvo che l'indagato non offra elementi idonei a revocare in dubbio la ripetibilità del suo contributo causale e, con essa, l'attualità delle esigenze cautelari, quali il tempo trascorso dai fatti e i contegni indicativi della presa di distanza dalla realtà malavitosa locale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NOVIK Adet Toni - rel. Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. BONITO F. Maria S. - Consigliere

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 4087/2015 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 24/07/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ADET TONI NOVIK;
sentite le conclusioni del PG Dott. FODARONI Maria Giuseppina che ha chiesto il rigetto del ricorso.
RILEVATO IN FATTO
1. Con ordinanza del 24 luglio 2015, il Tribunale di Napoli, investito ai sensi dell'articolo 309 c.p.p., confermava il provvedimento emesso dal G.I.P. del tribunale della stessa sede con cui veniva a…

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