Il Consiglio Comunale, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di variazione dello strumento urbanistico, è tenuto a motivare adeguatamente il diniego alla proposta di variante formulata dalla Conferenza di Servizi ai sensi dell'art. 5 del D.P.R. n. 447/1998, non potendo limitarsi a un mero richiamo all'incompatibilità urbanistica, ma dovendo indicare puntualmente le ragioni ostative all'accoglimento della proposta, in relazione alle caratteristiche del progetto e alla sua idoneità a soddisfare le esigenze della collettività. Il Consiglio Comunale non può discostarsi dalla proposta della Conferenza di Servizi senza una congrua e specifica motivazione, che dia conto delle ragioni per le quali l'intervento non è ritenuto idoneo o adeguato rispetto alle finalità di sviluppo economico e produttivo perseguite dalla normativa, né può fondarsi su una mera preferenza per il mantenimento di preesistenti insediamenti, in quanto ciò contrasterebbe con lo spirito della disposizione legislativa volta a favorire nuovi insediamenti produttivi. La mancanza di una adeguata motivazione del diniego, che tenga conto delle risultanze istruttorie e della proposta della Conferenza di Servizi, determina l'illegittimità del provvedimento consiliare di rigetto della domanda di approvazione del progetto in variante.