La misura cautelare personale, quale strumento di limitazione della libertà individuale, può essere disposta dal giudice solo quando ricorrono i presupposti di cui agli artt. 274 e 275 c.p.p., ossia quando sussistono gravi indizi di colpevolezza, esigenze cautelari e proporzionalità della misura, valutate in concreto in relazione alle esigenze del caso specifico. Il giudice è tenuto a motivare adeguatamente la propria decisione, illustrando le ragioni di fatto e di diritto che giustificano l'adozione della misura, in modo da consentire il controllo di legittimità da parte del giudice di legittimità. Tuttavia, l'intervenuta definizione del procedimento penale con sentenza irrevocabile di applicazione della pena su richiesta delle parti, ai sensi dell'art. 444 c.p.p., determina il venir meno di ogni interesse all'impugnazione della misura cautelare, essendo questa funzionale al procedimento principale, ormai concluso. In tal caso, il giudice di legittimità non può che dichiarare l'inammissibilità del ricorso, senza entrare nel merito delle censure sollevate, in quanto la sopravvenuta carenza di interesse rende la questione priva di rilevanza pratica.