Cassazione penale Sez. III sentenza n. 22959 del 28 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22959PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che riveli notizie riservate di cui sia venuto a conoscenza nell'esercizio delle proprie funzioni, al fine di ottenere prestazioni sessuali gratuite, integra il reato di rivelazione di segreto d'ufficio di cui all'art. 326, comma 3, seconda parte, c.p., in quanto tale condotta, pur essendo finalizzata a un profitto di natura non patrimoniale, costituisce comunque uno sfruttamento illegittimo di informazioni riservate. Tuttavia, perché tale reato possa essere configurato, è necessario che l'accusa fornisca elementi concreti e non meramente ipotetici, idonei a dimostrare che l'agente abbia effettivamente conseguito il profitto non patrimoniale perseguito attraverso la rivelazione delle notizie riservate. In assenza di tali elementi probatori, la condotta deve essere ricondotta alla fattispecie meno grave prevista dalla seconda parte del comma 3 dell'art. 326 c.p., che non consente l'applicazione di misure cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SQUASSONI Claudia - Presidente

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Consigliere

Dott. GRILLO Renato - rel. Consigliere

Dott. AMORESANO Silvio - Consigliere

Dott. ORILIA Lorenzo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI FIRENZE;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 768/2012 TRIB. LIBERTA' di FIRENZE, del 30/05/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RENATO RILLO;

sentite le conclusioni del PG Dott. Baglione Tindari, annullamento con rinvio della ordinanza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

1.1 Con ordinanza del 30 maggio 2012 il Tribunale di Firenze - Sezi…

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