Cassazione penale Sez. II sentenza n. 17293 del 19 aprile 2019

ECLI:IT:CASS:2019:17293PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, senza avere alcuna pretesa giuridica azionabile, costringe taluno a dare o a fare qualcosa mediante minaccia, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Pertanto, non è sufficiente la mera esistenza di un rapporto di debito-credito tra l'agente e la persona offesa, essendo necessario che l'agente non abbia alcuna pretesa giuridica azionabile nei confronti della vittima. In tal caso, la condotta dell'agente, consistente nell'impiego di minacce per ottenere una prestazione patrimoniale, integra gli estremi del reato di estorsione e non del meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. La qualificazione giuridica del fatto non può essere mutata in sede di legittimità, in assenza di errori logico-giuridici nella motivazione della sentenza impugnata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RAGO Geppi - Presidente

Dott. MANTOVANO A. - Consigliere

Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. COSCIONI - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 27/10/2017 della CORTE APPELLO di BOLOGNA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. GIUSEPPE COSCIONI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. PINELLI MARIO MARIA STEFANO, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
Udito il difensore Avv. (OMISSIS) in sostituzione dell'Avv. (OMISSIS) che si e' riportato ai m…

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